La
pesca con il palamito ha da sempre riservato grosse soddisfazioni,
sebbene per raggiungere determinati obiettivi è necessario avere ben
chiare alcune nozioni e tecniche. Innanzitutto devo raccomandare a
tutti gli amici "dilettanti" (nel senso che praticano la
pesca per diletto e non per lavoro) che è d'obbligo rispettare
la quantità massima di 200 ami, come previsto dalla legge. D'altronde,
come capirete più avanti leggendo l'articolo, questo tipo di tecnica,
se ben applicata dà grossi risultati (vedi le foto) anche con pochi
ami. Anzi mi preme sottolineare il fatto che è meglio calare pochi
ami su uno scoglio buono che tantissimi in una zona infruttuosa.
La
barca
Il
mezzo ideale per una battuta di pesca ai dentici o alle orate,
o comunque agli sparidi in genere, dovrà essere una barca di
piccole dimensioni e molto manovriera, imbarcazione che non
creerà molto attrito al vento ed alla corrente e che vi consentirà
di "stare sempre sopra" il palamito. Questa pescata,
infatti, presuppone che molti dei nostri ami vadano a "cadere"
sugli scogli. Quando andremo a salpare il palamito, pertanto,
dovremo sempre stare a piombo sul calamento, per evitare spiacevoli
tagli sulle rocce e quindi la perdita e del palamito e dei pesci.
Nella nostra zona, sullo costa jonica calabrese, le migliori
imbarcazioni si rivelano i "vecchi" Molinari, sia
i 4,10 che i 4,20. Sull'imbarcazione sarà necessario installare
una lampada che possa fornirci la corrente nelle fasi della
calata del palamito (alle prime luci dell'alba).
L'ora
di pesca
La
scelta del momento adatto per calare le nostre esche è
uno dei punti vincenti per la pesca del palamito a dentici.
Il predatore per eccellenza, il dentice, infatti, (come
comunque anche altri predatori - La ricciola, La spigola
- La cernia) preferiscono le prime luci dell'alba
per iniziare la loro ricerca di cibo. Bisognerà pertanto
essere in acqua quando ancora è buio ed avere già
chiaro un programma, dove e quanti ami calare e su quali
scogli.
L'esca
Ci
sono molte esche valide per insidiare questa categoria
di pesci. Si potrà spaziare dalla boga, alla seppia.,
al totano, alcuni, invece, preferiscono innescare
con succulenti bocconi composti da cozze e totano.
Vero è comunque che l'esca regina rimane sempre
edesclusivamente la sardina. Specialmente se si
ha la possibilità di prelevarne una cassa presso
le cianciale, mare, allora il risultato al
50% è garantito.
Meglio
la sardina di piccole dimensioni (da noi si
chiama mezza sarda). Il palamito andrà innescato
qualche momento prima.
Molte
le tecniche per l'innesco. A volte abbiamo
avuto ottimi risultati con la sardina innescata
una o due per amo, facendolo passare
per l'occhio. In alternativa si può,
invece, innescare facendo passare l'amo
per la lisca dal lato della coda. Non vi
nascondo che a volte grossi risultati si
sono ottenuti innescando la sardina dall'occhio,
ma tagliando il pesce poco sopra la coda,
in modo da far fuoriuscire un po' di
sangue. Questa situazione crea una scia
odorosa, mista alle squame che il pesce
libera quando si getta in acqua, cui i nostri
amati dentici, vi assicuro non ne sanno
fare a meno.
Generalmente
in attesa che sopraggiungano le prime
luci dell'alba, siamo soliti, con
gli amici compagni di pesca, provare a
pescare con le lenze (filaccione). Se
vi capita di catturare qualche pesciolino
e di mantenerlo vivo (boga, sugarello,
occhiata, salpe) allora avrete si un asso
nella manica. Il pesce vivo risulta irresistibile
per la ricciola e la cernia di fondale,
nonché per il dentice, meno per l'orata.
La
corrente
Identificato
il posto dove vogliamo calare le
nostre esche dovremo verificare
quanta è la corrente e la direzione.
Sarà importante valutare bene la
forza. Se vogliamo, infatti, centrare
la pescata sarà necessario calare
il palamito sugli scogli. Quando
parlo di scogli intendo ammassi
di roccia tra la sabbia e il fango,
isolati da altri scogli. Vi assicuro
che generalmente qui il pesce non
manca. La profondità può andare
da 20 passi (o braccia, dove un
passo è la Vs. altezza - circa 1,70
mt.) a 40 passi. Oltre diventa un
po' difficile per via delle
correnti.
Come
filare il palamito
Sarà
necessario iniziare a calare
il palamito sopracorrente,
avendo l'accortezza di
far cadere il primo peso con
il segnale fuori dagli scogli
(ci servirà in caso di incaglio
per poter recuperare il palamito).
Si inizia quindi a favore
di corrente a calare prima
il segnale, e poi il piombo
(da 700 gr. o 1 chilo) con
annesso il palamito. Dopo
una quindicina di ami sarà
necessario rimettere un altro
segnale con un altro piombo,
e continueremo a calare il
nostro palamito. Ritengo che
con 60 ami per scoglio, con
4 piombi e 4 segnali, dividendo
quindi 15 ami tra un segnale
ed un altro, si possa cingere
e chiudere con una U il nostro
scoglio. Uno sguardo sempre
allo scandaglio. Attenzione
che quando inizieremo a calare
il palamito sotto di noi dovremo
avere la sabbia o il fango,
essere noi posizionato sopracorrente
rispetto alla zone dove dovremo
calare le nostre esche. L'esca
comincia a scendere e lascia
nell'acqua i brillantini
dati dalla perdita di parte
delle squame. Ancora è quasi
buoi e si cominciano ad intravedere
le luci rosate dell'alba.
Già immagino il nostro amato
dentice che gira sospettoso
intorno ad uno scoglio e
nel buio del mare vede scendere
dall'alto un piccolo
sciame di sardine, sanguinanti
e luccicanti.
Clicca
sulla foto per ingrandire
Come
potrebbe non dare un caro morsettino a questi succulenti bocconcini?
Dopo
aver calato i nostri primi 60 ami, passeremo, immediatamente,
su un altro scoglio, vicino al primo (diciamo 400/700 metri).
Lì ripeteremo la tecnica e caleremo altri ami, sempre con lo stesso
innesco e molto velocemente, cercando di finire prima che si sia
fatto giorno.
Filato
anche questo palamito, non ci resta che attendere una mezzora.
Il tempo, quindi, di rifocillarci con un caffè ed una merendina
per poi andare di buon lena sul primo scoglio.
Chi
sarà addetto ai remi o al motore dovrà aiutare la barca a
stare sempre a piombo sul palamito. Bisognerà salpare senza
farsi trascinare dalla corrente e senza mettere in tensione
il palamito. La tensione sullo scoglio ne causerebbe la rottura
e la perdita del pesce.
(
continua )
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