BIG
GAME: una giornata spettacolare
30
ottobre 1999,
una splendita giornata con una temperatura di 27 gradi, quasi
fossimo ancora in estate. Partiamo da Catanzaro, io mio cognato
Mimmo Caracciolo e un caro amico, Franco Ciardi. Alle 5,15 tutti
nella mia Audi con attrezzature esche e colazioni al sacco alla
volta di Roccella Jonica (RC).
Iniziamo
naturalmente questo breve viaggio verso il porto, dove in Inverno
lascio a riposare il mio Bayliner Trophy 2352 "SELENE
III", pensando
a che tipo di pesca andremo ad impostare.
I miei amici, come
al solito, non si creano il problema di dove e cosa andremo
a pescare, anche perché sanno bene che sulla mia imbarcazione,
avendo tutte le attrezzature possibili ed immaginabili, praticheremo
una pesca comunque divertente. Loro si erano preparati con
i soliti terminalini per i tonnetti e le lampughe. Il caro
Franco con le sue solite esche "puzzolenti" composte
da sarde sotto sale e solo Dio sa che cos'altro. Mio cognato
Mimmo, invece, si preoccupa soprattutto delle medicine, cioè
il pane di grano con salame e formaggio e almeno due bottiglie
di vino.
Dentro di me,
invece, assaporavo la sorpresa. Ultimamente, infatti, nessuna
delle barche di Roccella Jonica (in provincia di Reggio
Calabria) aveva effettuato catture di tonni. Si pensava
si fossero momentaneamente allontanati. Ma la settimana
prima avevo visto movimenti strani, strane marcature. E
poi mi incuriosivano grossi stormi di gabbiani, più o meno
di fronte Caulonia (RC), a circa 3 miglia dalla costa, ed
in prossimità di un tratto di mare dove la batimetria scende
sino a 500 metri e oltre. Ecco quindi, che senza dire niente
ai miei amici avevo caricato tre casse di sarde (sono io
che le conservo sempre in abbondanza nel congelatore). Né
tantomeno loro si sono incuriositi per le canne: sanno bene
che io non vado a mare se non porto almeno una canna per
i tonni.
Alle 6,15
fermata a Caulonia per un caffè ed alle 6,40 già in
barca pronti per uscire.
La giornata
si presenta stupenda, senza un filo d'aria e la
temperatura, sebbene l'orario, è già molto
calda. C'è un'alta pressione che ci garantirà
una giornata ideale.
Dopo
alcuni minuti siamo già in pesca. Sono circa le
7, il sole è poco alto ed iniziamo ad organizzarci.
Franco inizia la pasturazione. Io, guidando la Selene
III, scendo a favore di corrente a 3 nodi circa
e Franco inizia a tagliare le sardine e a lasciare
una scia odorosa gettandole sotto le eliche della
barca. Facciamo quindi una "strisciata di circa
800 metri e ci fermiamo.
Mentre
Franco concentrato inizia a distribuire le sardine
gettandole dalla murata sottovento (anche se
di vento non ce n'era), una a prua ed una
a poppa, inizio a calare la canna più profonda.
Una Italcanna Mediterranee 80 lb con un Mulinello
Alutecnos 9/0 caricato con Asso Tournament 130
lb rosa. Il finale è Asso invisibile 120 lb,
sicuramente un finale invisibile, ma delicato.
Il caro Franco provvede a distribuire una buona
quantità di sardine intorno all'esca. L'innesco
è con due sardine nel classico innesco a croce,
e il finale è lungo circa due metri. Poi una
girella 200 lb sampo, e il trave, senza doppiatura.
A circa 10 metri dall'amo (un 6/0) inserisco
un solo piombo ad oliva per 100 grammi. Filo
fino ad una profondità di 60 metri e poi allontano
il trave per circa 20 metri distante dalla barca
ed inserisco un palloncino rosso. La corrente
è normale, e lo spostamento è buono.
Nel frattempo Mimmo ha preparato l'altra
canna, una Islamorada Italcanna con mulinello
Duel 9/0 Nero, che posiziono a poppa, il cui
filo però calo in acqua nei pressi della metà
della barca. Anche questa canna ha lo stesso
filo 130 lb, ma il finale è un Asso Doppia
forza 150 lb. Gli ami sono entrambi molto
piccoli e le sardine li coprono completamente.
Inserisco un piombetto da 75 grammi e filo
a 50 metri di profondità.
Non mi resta che scendere l'ultima canna,
quella più agguerrita, una Normic , naturalmente
stand-up, con Duel Two speed (doppia velocità)
6/0, caricata con Asso 80 lb., un vero arnese
da battaglia.
Mentre stiamo ancora sistemando il raffio
e l'arpione, ecco che mio cognato
Mimmo dice: "ma cosa c'è vicino
a quel palloncino? Cosa succede?".
Si era proprio il tonno. Stranamente non
aveva fatto la solita fuga, ma aveva appena
mangiato l'esca e forse non si era
ancora accorto dell' amo. "Veloci
su le canne" grido e contemporaneamente
parte il filo, con il tonno che fugge
lontano dalla barca. Il cicalino della
Mediterranee impazzisce, e Franco rimane
praticamente ammutolito e non riesce a
muoversi per almeno 10 secondi. Mio cognato
Mimmo, che altre volte ha visto pescare
i tonni, si riprende subito dalla forte
scarica di adrenalina e finalmente mi
da una mano. Io avevo già raccolto il
filo all'Islamorada, ma il tonno mi
stava sbobinando tutto il nylon dal mulinello.
Grido: "ragazzi sveglia che mi sta
sbobinando tutto", indosso il renale
e vado a prua sulla sedia, dopo aver tolto
la canna dal portacanna. Mi lego in vita
una cima, precedentemente fissata alla
barca, e inizio a prendere contatto con
il pesce. Mimmo e Franco "litigano"
con i fili ed i piombi delle altre due
canne.
Appena comincio a frenare il pesce,
la prua della barca prende la direzione
del tonno, il quale dopo i primi secondi
di forte attrito, fa muovere l'imbarcazione.
Indosso il guanto con la mano sinistra
e inizio il recupero, girando velocemente
la manovella con la mano destra ed aiutando
il filo con la sinistra, palmo verso
il basso.
Mimmo prende il tempo: ore 8,05. Dopo
circa quindici i minuti di fughe e
recuperi, arriva il nodo fatto con
l'elastico sul trave: siamo a
60 metri dal pesce. Da lì a poco il
pesce si inizia a intravedere, è a
quindici metri circa. Franco non sta
nella pelle, è il suo primo incontro
con la "locomotiva" del
mare. Vista la situazione gli chiedo
se se la sente di raffiare il pesce.
Franco, balbettando per l'emozione,
mi dice di si.
Mimmo, invece, è vicino al motore,
pronto a manovrare qualora ne avessi
bisogno. "Franco preparati,
urlo, il pesce è a meno di dieci
metri". Franco risponde "ci
sono". "Attento Franco,
dico, io cerco di portare il pesce
a pelo d'acqua, facendogli fare
i suoi giri, e quando è a tuo tiro
ti do il via. Usa l'arpione,
che è più sicuro del raffio per
te che sei alle prime armi".
Il pesce argenteo è quasi a galla,
esausto, ma ancora muove la coda.
Non ce la fa più a fugare, e anche
se la canna si flette, si vede chiaramente
che è scoppiato. Io grido a Franco
di stare attento perché forzo gli
ultimi metri, il pesce ormai è nostro.
Pesce quasi a pelo d'acqua.
Urlo "ORA", e Franco si
blocca. Poi riurlo istantaneamente
"Ora, dai". Franco, con
una forza micidiale, scaglia l'arpione,
che per un momento mi è sembrato
un dardo, e trafigge il pesce poco
sotto la branchia. Il primo tonno
della sua vita è "andato".
Poi naturalmente i momenti concitati
della legatura della coda e degli
auguri di rito. Mentre ancora ci
stiamo riprendendo dalla felicità,
ecco il mio fedele Ecoscandaglio
a colori Koden 602 urla ancora:
abbiamo altri pesci sotto. Guardo
l'orologio che segna le 08,25.
Venti minuti per un tonno, non male.
Il pesce pesa circa 85 chili. Dico
ai miei amici di rimetterci subito
in pesca e a Franco di continuare
a brumeggiare.
Riposiziono le canne in pesca,
sempre tra 25 e 60 metri, visto
che l'eco li ha segnalati
a quelle acquate. Come innesco,
questa volta, uso la sardina con
la pancia verso l'alto (così
ha allamato l'ultimo tonno).
Nemmeno trascorrono dieci minuti
che la canna di poppa, la Normic
stand up, grida. Urla il cicalino,
come un forsennato, e il mio
cuore si stringe. Quel mulinello,
essendo un 6/0 contiene non
più di 400 metri di filo. Velocemente
prendo la canna e vado a prua,
senza non poca difficoltà. La
ripongo nel portacanna, tolgo
il cicalino e serro la frizione,
in modo da bloccare parzialmente
la fuga del pesce. Mimmo
e Franco raccolgono le altre
due canne, una era a prua ed
una verso la mezzeria della
barca.
( continua
)
Massimo
Rotondaro
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