Le orate di Agropoli

 Di Alfredo Portanova e Massimo Rotondaro

Situato a poco piu’ di 50 Km da Salerno, Agropoli rappresenta una sosta obbligata per tutti coloro che d’estate, ma non solo, si dirigono verso la bassa Campania o le bellissime e poco conosciute spiagge della Basilicata.

Si raggiunge facilmente lasciando l’autostrada Salerno-Reggio Calabria al casello di Battipaglia e percorrendo la statale per qualche altra decina di Km.

La parte antica del paese, con il suo borgo, la sua chiesa ed i suoi vicoli posti sulla rupe che sovrasta il porto, rappresenta sicuramente un forte richiamo per tutti coloro che nella bella stagione o nei tiepidi fine-settimana sono alla ricerca di un luogo caratteristico da visitare per poi lasciarsi andare ai piaceri della squisita cucina locale. 

Ma le bellezze di Agropoli non sono solo ed esclusivamente paesaggistiche.

Il porto di Agropoli

Il lungo litorale sabbioso che parte da Salerno si interrompe, infatti, proprio con il promontorio di Agropoli, per diventare poi una costa frastagliata ed impraticabile, ed è proprio qui che tutti i pescatori della zona si riuniscono per tentare la cattura delle grosse orate che, soprattutto nel periodo primaverile, prendono d’assalto il litorale ed il porto.

La Sparus Aurata o orata           

Sembrerà strano ma in primavera la mormora rappresenta l’eccezione rispetto alla normalità rappresentata dalle orate di 600-700 grammi. 

Diciamo subito che la spiaggia è abbastanza uniforme e si estende dallo svincolo dell’uscita nord fino a praticamente sotto il promontorio del porto. Il mare è abbastanza profondo, raggiungendo già a 50 metri il livello di 5-6 metri, per incontrare poi un punto di stabilità  e continuare a scendere oltre i 100 metri.

E saranno proprio i 100 metri il nostro obiettivo, al limite delle praterie di posidonia, la dove il mare comincia a colorarsi di verde scuro e comincia ad incresparsi.

In caso di mare mosso vi consigliamo di provare verso il centro della spiaggia e di utilizzare i piombi “spike” per tenere ben salda l’esca sul fondo; qui quando c’è corrente il mare si muove davvero.

Munitevi perciò di canne di buona potenza senza lesinate sullo spessore della lenza. Non sono rari gli incontri con orate da 2-3 Kg.

Come esca è consigliata  il cannolicchio, molto abbondante in zona, o al massimo il bibi. L’arenicola è sconsigliata per la presenza di pesci di piccola taglia e di numerosissimi granchi, mentre poco fruttuose si sono dimostrate le altre esche.

Il momento migliore è quello piu’ caldo della giornata, ma anche le prime ore del crepuscolo a volte hanno regalato delle belle sorprese. Come montatura quella con il piombo scorrevole, magari utilizzando un distanziatore per evitare i grovigli della corrente, si è dimostrata vincente.  Un amo solo ben messo, senza troppi nodi e con un buon controllo dell’esca pesca meglio di un calamento a 2 ami. Importante è ricordare di lasciare almeno 1,5 – 2 metri di finale e la lenza un po’ in bando. 

Per coloro che invece amano la pesca dal molo, la postazione obbligata è rappresentata dal moletto che si incontra di fronte a voi appena fatta la lunga discesa, quello per intenderci dove c’è il piccolo faro in disuso.

Pescatori permettendo, la postazione migliore è quella alla fine della camminata, lanciando in corrispondenza del faro grande ed a non piu’ di una ventina di metri. Già perché in questo caso, strano a dirsi, le orate non vanno cercate a fondo, ma a mezz’acqua. La pesca consigliata è infatti all’inglese, con lenze di piccolo spessore (0,14 – 0,16) e terminali molto lunghi e non superiori al 0,12, possibilmente in fluorocarbon.

La taglia in questo caso è inferiore a quella delle orate che possiamo incontrare pescando dalla spiaggia, ma spesso ad allietare la nostra pescata fa capolino la spigola ed il sarago, ma sempre di medio -piccole dimensioni.

La spigola o branzino, un facile incontro

In questo caso la fa da padrone il bigattino, sia come esca che come pastura. E’ opportuno, in questo caso, munirsi di una bella scorta di bigattini e "fiondarli" sfusi in corrente in modo la richiamare le orate nella nostra scia.

Si puo’ iniziare pescando ad 1 metro dal fondo, lasciando il galleggiante in corrente verso il largo e poi, man mano che i nostri amici pinnuti cominciano ad entrare in mangianza, sollevarlo di 10 cm in 10 cm dal fondo ed avvicinarlo sotto riva. Con questo tipo di pasturazione i pesci si avvicinano di tanto e spesso è possibile vederli addirittura a galla.

Non esagerare con la pastura, una fiondata ogni 15 min. andrà benissimo, altrimenti avremo l’effetto opposto portando grandi quantità di pastura verso il largo.

Un’ultimo consiglio è quello di munirsi di un guadino di almeno 2 metri, in quanto il molo è alto e senza protezioni (attenti a non cadere).

Attendiamo con ansia le foto delle vostre catture.

La Redazione

Informazioni generali: Il suo nome deriva da una banda dorata molto evidente che collega anteriormente gli occhi. Decantata fin dai tempi dell'antica Grecia per la prelibatezza delle sue carni e per la maestosità dei suoi movimenti, fu consacrata a Venere dagli Ateniesi. 
L'orata è un pesce ermafrodita e in particolare sviluppa prima gli elementi maschili e successivamente quelli femminili. Questo fa sì che gli individui intorno ai 20-30 centimetri siano di regola maschi, mentre gli individui di taglia superiore sono femmine.
Si nutre di molluschi e crostacei che riesce a triturare grazie ad una serie di denti molariformi tondeggianti e a superficie piatta. La sua dentatura è dunque un portento di efficienza e lo sanno bene i maricoltori che talvolta subiscono danni alla rete delle gabbie. Viene ampiamente allevata in tutta la nostra penisola nelle valli, in vasche ed in mare aperto. Si riproduce in condizioni controllate, in mare aperto, in autunno-inverno.
Può superare i 5 Kg di peso.

 

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