NAMIBIA


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La costa degli scheletri

Sommarietto: La costa Namibiana, bagnata dall’oceano Atlantico, oltre ad ospitare un gran numero di relitti di navi naufragate, è anche la meta di accaniti pescatori che qui si cimentano con diverse specie di squali ed altri pesci predatori.

Testo e foto: Ferrario Roberto

La costa degli scheletri o Skeleton Coast si trova nella parte nord occidentale dello stato africano della Namibia. Per molta gente la costa degli scheletri è sinonimo di naufragi ed in ogni cartolina che rappresenta questo posto vi è sempre raffigurato un relitto arrugginito arenatosi sulla spiaggia. A causa della forte corrente di Benguela, dal mare sempre piuttosto agitato e dalle nebbie che spesso scendono in questa zona, in tempi passati numerosissime navi hanno terminato il proprio viaggio naufragando lungo queste coste sabbiose. I portoghesi usavano chiamare questa area “le spiagge dell’inferno”, poiché prima dei moderni trasporti e comunicazioni questa desolata costa lunga oltre 1600 chilometri rappresentava un reale problema per la navigazione. I marinai sapevano che se fossero sopravvissuti ad un naufragio in questa zona, i loro problemi sarebbero stati appena all’inizio poiché il peggio sarebbe stato ancora di là da venire. La terra dietro di loro era un immenso e secco deserto e vi erano solo poche oasi o pozze dove era possibile abbeverarsi; tuttavia queste zone erano la casa di numerose feroci specie animali come: leoni, leopardi, branchi di elefanti, che a turno rappresentavano un pericolo per la vita dei sopravvissuti. Un altro fattore a scapito dei naufraghi erano i luoghi remoti; infatti prima del 1893, quando la prima persona si insediò nella città di Swakopmund, non vi era alcun insediamento umano degno di nota lungo 1000 chilometri di costa.

La corrente di Benguela

La fredda corrente di Benguela, che scorre da sud a nord lambendo tutta la costa namibiana, porta una gran quantità di plankton che innesca un gigantesca catena alimentare. Infatti le acque atlantiche antistanti queste coste ospitano una gran varietà e una gran quantità di pesci difficilmente pescabili in altri stati africani. Vicino alla costa si possono trovare: razze, boccadoro, dentici steenbras, pesci gatto di mare, hound shark, cow shark, carcarini bronzei (bronze shark), black spotted gully shark, sandbar shark e molte altre specie minori.

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Gli squali più grossi e rappresentativi, nonché i più ricercati ed insidiati sono il carcarino bronzeo che può agevolmente superare i due metri e mezzo ed arrivare oltre i 160 chilogrammi e il cow shark il cui record attuale è di 85 chilogrammi. Il bello è tutti gli squali sono pescati esclusivamente dalla riva con la tecnica del surf casting e ce ne sono talmente tanti, che non è neanche necessario attirarli con il brumeggio.

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Combattere, da riva, grossi pesci al di sopra del mezzo quintale è sicuramente una esperienza entusiasmante ed avvincente. Qui in Namibia, durante la stagione propizia, è del tutto comune allamare esemplari dai 20 ai 70 chilogrammi e pesci oltre il quintale sono catturati tutti gli anni.

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La tecnica di pesca è molto semplice: si utilizzano potenti canne da surf casting abbinate con altrettanto robusti mulinelli a tamburo rotante caricati con nylon dello 0,50-0,80. Il terminale è confezionato con una treccia di acciaio da 90 libbre collegata ad ami che vanno dal 3/0 al 8/0, in relazione alla grandezza dell’esca e della preda che si vuole insidiare.

L’esca più utilizzata è il muggine o lo sgombro, o meglio la testa di questi pesci; infatti qui la preferenza di tutte le guide è quella di innescare solo la parte anteriore del pesce scartandone il resto del corpo.

Per alcuni squali l’abboccata può essere molto decisa, con la canna che si piega repentinamente ed il mulinello che inizia a fischiare; invece per altri, come l’hound shark, le abboccate sono molto dolci, percepibili solo da deboli colpetti che trasmette al cimino della canna. Un’altra tecnica molto praticata in Namibia è il bolentino leggero. Qui la pesca professionistica vicino alle coste è totalmente assente, così si possono realizzare carnieri giganteschi, difficilmente ripetibili in altri mari. Basta trovare la secca giusta, di solito a meno di un miglio dalla costa, e le abboccate saranno copiose e continue. Le prede principali sono boccadoro, pescigatto, blacktail, piccoli squali e razze; l’azione è sempre così continua che dopo pochi minuti di pesca si è veramente stupiti dalla facilità di cattura di ogni sorta di pesce.

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La taglia media delle prede varia dal ½ ai 4 chilogrammi con solo saltuari pesci oltre questo peso. Di conseguenza è consigliabile l’uso di attrezzature leggere ed ultraleggere, anche perché la profondità dell’acqua non è mai superiore ai dieci metri, ed avrete sicuramente più azione e grande divertimento. Al massimo conviene usare fili dello 0,25-0,30 armando la lenza con uno o due ami della misura 1/0.

Più al largo, invece, intorno a grosse secche distanti parecchie miglia dalla costa, possono essere catturati in gran numero ricciole yellowtail e snoek, un pesce molto simile al nostro luccio di mare, che al massimo raggiunge i 7/8 chilogrammi. Qui le tecniche vanno dalla traina, al bolentino al jigging; tutti questi metodi sono pressoché catturanti, basta individuare a che profondità stazionano i pesci e trovare la tecnica più produttiva per quella giornata.

In Namibia le aree di pesca sono principalmente tre: l’enorme e pescosissima baia di Walvis, l’area che va da questa baia fino ad oltre 20 miglia a nord di Swakopumb, e la baia di Henties. Molte zone di pesca prendono il nome dalle numerazioni delle miglia esposte sui cartelli stradali; ad esempio alcuni buoni spot vicino a Swakopmund si trovano in corrispondenza del cartello delle 2, delle 8 e delle 12 miglia di distanza. Questo succede poiché il paesaggio è totalmente desertico e non vi sono tangibili punti di riferimento se non questi cartelli stradali. A sud di Walvis Bay purtroppo la pesca è vietata in quanto vi è la “diamond area”, una enorme regione di 550 chilometri di lunghezza ed oltre 100 di larghezza, che copre tutta la fascia costiera a partire dalle foci del fiume Orange fino alla suddetta baia. In questa “zona proibita” si trova il più ricco giacimento diamantifero del mondo e nella città mineraria all’interno del giacimento aleggia un’aria da incubo staliniano, con telefoni sotto controllo, posta controllata, microfoni e telecamere che seguono ogni minimo spostamento. Chiunque lavori all’interno dei questa area può essere perquisito in qualsiasi momento o sottoposto ai raggi X (molti hanno tentato di lasciare la zona ingoiando le preziosissime pietruzze). Lungo le coste della Namibia la pesca è praticabile in qualsiasi mese dell’anno in quanto diverse specie di pesci sono stanziali e sempre presenti in queste acque. Per quanto riguarda la pesca dalla barca dipende sempre dalle condizioni del mare. Ad ogni modo i mesi più prolifici vanno da gennaio ad aprile dove l’incontro con grossi squali altre il quintale e boccadoro fino a 20 chilogrammi sono molto comuni. Molti angler sudafricani durante i periodi estivi si accampano su queste coste per passare intere giornate dedicate alla pesca, e soprattutto nel mese di dicembre, a nord di Swakopmund, è possibile vedere centinaia e centinaia di canne piantate sulla spiaggia. In questo paese la legge prescrive che il limite massimo di pesci per ogni veicolo che voglia lasciare il paese è di 100 prede. Alcuni anni fa le autorità decisero di portare questo limite a 25 e ci fu quasi un’insurrezione da parte degli angler sudafricani, così fu varata una nuova legge che riportava in vigore la quota precedente. Freddo, vento e tanti pesci Personalmente ho avuto modo di visitare la Namibia in luglio, quindi in pieno inverno, e nonostante le rigide temperature ed un tempo sempre ventoso e nuvoloso, i risultati sono stati veramente incoraggianti. Le mie battute di pesca hanno avuto come base di partenza la cittadina di Swakopmund e sono state organizzate dalla Levo Fishing, una piccola organizzazione di pesca gestita dall’ efficientissimo Ottmar, una guida tedesca che da una decina d’anni propone la pesca in questa zona. Il primo pomeriggio lo abbiamo passato facendo surf casting dalla spiaggia e in tre ore e mezza di pesca effettiva, abbiamo allamato otto squali: uno si è slamato, un altro dopo una breve ma potente lotta ha rotto il filo, e 6 li abbiamo catturati. Gli squali erano solo di due specie, il black spotted gully shark e l’hound shark; il peso delle nostre prede oscillava dai 13 ai 28 chilogrammi e tutti gli esemplari dopo le foto di rito sono stati rilasciati. Una volta giunti sotto riva la nostra guida Ottmar, senza l’uso del raffio, correva in mare e senza nessuna paura afferrava per la coda lo squalo trascinandolo sul bagnasciuga.

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A suo dire  nonostante queste acque siano letteralmente infestate da squali, non vi è mai stato un solo attacco di questi pesci contro un bagnante. Sarà, ma io non ho bagnato nemmeno una mano in quelle acque; fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio....

Questi squali si sono rivelati avversari veramente degni di nota e hanno caratterizzato il combattimento con lunghe fughe verso il mare aperto.

Abbiamo voluto tentare lo stesso per i grossi carcarini bronzei in uno spot sempre frequentato da questi pesci, ma purtroppo senza fortuna. Ottmar ci ha garantito che in alta stagione, la cattura di numerosi grossi squali è all’ordine del giorno. In giornate produttive si riesce anche ad allamare una decina di questi carcarini; mediamente ogni cinque di questi squali uno è sopra gli 80 chilogrammi. Addirittura alcuni anni fa un gruppo di quattro pescatori italiani è riuscito a totalizzare ben 26 carcarini bronzei in una sola giornata di pesca.

Un’altra mattinata abbiamo deciso di fare del bolentino, e a bordo della funzionale ski-boat di Ottmar ci siamo recati in una zona ricca di piccole secche distante non più di una decina di minuti dal porticciolo. Dopo aver cambiato tre volte di posto, in quanto non molto produttiva a detta di Ottmar, abbiamo trovato il punto esatto che stava cercando. Qui non si aveva neanche il tempo di mettere in tensione il filo che i pesci gatto e i boccadoro erano già allamati; un ritmo di pesca veramente incredibile. I pesci erano tutti intorno ai 2/3 chilogrammi, ma combattuti con attrezzature leggere davano veramente filo da torcere.

La mia breve esperienza lungo le coste della Namibia è stata sicuramente superiore ad ogni aspettativa. Chissà a passare un’intera settimana di pesca nella stagione giusta? Ci farò sicuramente un pensierino.

La Namibia 

La Namibia, ex colonia tedesca, è un paese arido ma con una gran varietà di caratteristiche geografiche: il deserto del Namib e le pianure costiere, l’altopiano centrale che degrada verso est, le sabbie del Kalahari al confine con il Botswana e Sud Africa, ed infine il Bushveld del Kavango e Caprivi, nella regione nord orientale. La Namibia ha appena 1 milione e 400 mila abitanti, sparsi in un territorio enorme in cui vaste aree sono disabitate e semi-inesplorate. Il Namib chiamato anche “deserto vivente”, si estende lungo tutta la costa atlantica ed è il deserto più antico del mondo, con una flora ed una fauna uniche al mondo, in particolare la Welvitschia Mirabilis, conifera preistorica che vive sino  mille anni. Le dune a Soussuvlei raggiungono i 300 metri di altezza, sono le più alte del mondo ed hanno colori unici

La Namibia ha destinato circa il 13% del territorio a parco naturale ed attualmente esistono più di 20 tra riserve e parchi naturali.  Sicuramente il più famoso è il parco dell’ Etosha, formato da praterie, savane e boscaglie spinose semi aride situate intorno al “pan”, una piana sabbiosa e salata dove si trovano alcune pozze d’acqua. Questo parco è meta di numerosi animali come: leoni, elefanti, gazzelle, impala e fenicotteri.

Per quanto riguarda le stagioni, sono totalmente opposte alle nostre poiché questo stato si trova nell’emisfero australe; la loro estate corrisponde al nostro inverno. Nella zona centrale del paese il clima è arido e ventoso durante l’estate australe (da novembre a marzo) le temperature diurne superano i 40 gradi ma di notte possono scendere sotto zero. Durante l’inverno australe l’escursione termica è meno marcata e mentre all’interno del paese le ore diurne possono essere miti con temperature prossime ai 20 gradi, lungo tutta la costa si hanno persistenti venti freddi e tempo prevalentemente perturbato. A nord del paese, nel Kavango e Caprivi il clima tende ad essere sub-tropicale e tra gennaio e aprile le piogge sono abbondanti.

Air Namibia e Lufthansa collegano Londra e Francoforte con la capitale della Namibia Windhoek. Come documenti è sufficiente il passaporto con almeno 6 mesi di validità.

Le lingue parlate in questo stato sono l’afrikaans, il tedesco e l’inglese.

Passaggio in Zambia 

Dopo aver pescato sulle coste namibiane ci siamo spostati nella parte meridionale dello Zambia per poter pescare i tigerfish del fiume Zambesi.

Dalla cittadina di Swakopmund, con un piccolo aereo ad elica, abbiamo raggiunto in circa 3 ore e mezza di volo la cittadina di Katima Mulilo, situata all’estremo nord est della Namibia. Dopo altre 3 ore in fuoristrada, in mezzo ad una affascinante savana africana, abbiamo raggiunto il Maziba Bay lodge. Questo lodge è posizionato sulle rive dello Zambesi, a pochi chilometri dalle bellissime e suggestive cascate di Ngoya.

Qui oltre alla visita del parco di Sioma dove si possono vedere zebre, giraffe, leoni, impala ed altri animali selvatici, ci si può dedicare al bird-watching o ci si può rilassare, è possibile praticare con buoni risultati la pesca al tigerfish. In questa zona il fiume Zambesi è abbastanza stretto, con diverse rapide a forte corrente intervallato da lanche di acqua parzialmente ferma. Questo è l’habitat ideale per i folti branchi di tigerfish che qui hanno una taglia media all’incirca di 3 chilogrammi; ad ogni modo esemplari di maggiore mole sono spesso catturati. L’attuale record del lodge è un esemplare di 8,3 chilogrammi.

Al Maziba Bay abbiamo avuto modo di passare due giornate, ovviamente dedicate alla pesca, ed anche se la stagione era agli inizi abbiamo catturato numerosi tigerfish fino ad un massimo di 3,5 chilogrammi.

Li abbiamo insidiati sia con lo spinning che in traina ottenendo sempre buoni risultati. Il problema era individuare la zona dove stazionavano i branchi di questi pesci, ma una volta individuata, le abboccate non si facevano di certo attendere.

Chiunque volesse effettuare una vacanza di pesca in Namibia o Zambia può contattare: 

Taylor Made Holidays - 5 Station Approach

Hinchley Wood - Surrey KT 10 0SP

Gran Bretagna

Tel: 0044 181 3984464-Fax: 0044 181 3986007

E-mail: enquiries@tailormadeholidays.co.uk

www.tailormadeholidays.co.uk

 

 

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