Cara Pesca in Mare,
Domenica scorsa 2 Giugno del 2003 spinto dalle sollecitazioni di mio figlio Gianluca di 10 anni, sono uscito per una breve battuta di traina.
In lui era rimasto impresso il ricordo di un piccolo pesce spada che lo scorso anno al largo del Circeo era saltato a pochi metri dalla nostra barca, davanti ai suoi occhi stupiti.
Erano già le 11 del mattino, quando con la nostra barca lasciavano il molo di Porto Badino dirigendo la prua verso la secca di Chierico. Mentre Gianluca stava al timone mi davo da fare per preparare al meglio le tre canne che munite di grosse piume con testa metallica, una dopo l'altra finiscono in mare.
Attivo l'ecoscandaglio e il GPS, regolo la velocità della barca su circa 7 nodi, ricontrollo la frizione di ogni canna e prendo il mio posto al timone.
Il mare è bellissimo, il cielo è terso e mi godo la passeggiata. Lo scorso anno abbiamo catturato qualche tonnetto nella fascia costiera che va dalla batimetrica dei 40 metri a quella dei 100 metri, pensavo quindi di trainare il quella zona.
Improvvisamente parte la canna centrale dotata di un solido quanto vetusto Mitchel 498. Non è la solita abboccata, il mulinello cede filo troppo velocemente e la canna resta piegata come se attaccata ad uno scoglio.
Gianluca si precipita per prenderla , gli grido di non farlo, rallento e dopo avergli passato il timone prendo la canna che continua a cedere filo. Se continua così finirà presto e decido di stringere un po’ la frizione. Il pesce è troppo forte, piega la canna e sono costretto a mollare ancora filo.
In lontananza lo vedo emergere, sento il rumore e vedo la schiuma bianca. E' grosso! Urlo. Gianluca molla tutto e viene a vedere. Il motore si spegne ma non posso fare nulla. Mi concentro sul pesce, recupero un po’ di filo, poi riparte, esce nuovamente dall'acqua schiumando, sembra uno spada, ma è troppo lontano per capire.
Decido di passare a prua per assecondare meglio le eventuali fughe del pesce che non voglio perdere. Lottiamo ma infine lo sento cedere. Dico a Gianluca di prendere il raffio, non lo ha mai usato, gli spiego cosa dovrà fare, il pesce ora esce più spesso e salta fuori acqua, sembra un piccolo vela, o più probabilmente un'aguglia imperiale. Troppo grande per un'aguglia penso. Si avvicina sempre più, è stanco, e lo posso guidare verso Gianluca, ora lo vedo bene mentre a pelo d'acqua naviga verso la barca. Gianluca è pronto ma non riesce a raffiarlo al primo tentativo, prova ancora tre volte ed infine riesce ad agganciarlo facendone emergere la coda, non c'è la fa a sollevarlo di più, troppo pesante per lui. Mi precipito nel pozzetto prendo anch’io il raffio, sollevo e imbarco il pesce. Urlo di gioia, Gianluca non crede a i suoi occhi. Occupa quasi tutto il pozzetto, è una splendida Aguglia Imperiale mediterranea. Lunga oltre 1,5 metri che al peso fa registrare 11,5 Kg.
Torniamo in porto ammirando di continuo la sua bellezza. Un pò mi rattrista averla catturata, è così bella! Poi guardando la felicità di Gianluca, guardo la mia vecchia canna con il vecchio 498 e mi rendo conto che evidentemente doveva andare così. Sono contento, che dico felice!
L'immagine del superbo pesce rimarrà scolpita indelebilmente nella nostra mente per tutta la vita.
Alberto e Gianluca Vinci