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La cattura è avvenuta davanti la banchina della base nautica Flavio Gioia di Gaeta e non ero attrezzato in quel momento per la pesca, poiché stavo lavorando.
Ma quando il mare chiama......
Ero preso dalle mie mansioni quando vidi in mare una grossa sagoma scura che si avvicinava rapidamente verso terra passando sotto una piccola barca ormeggiata. Pensando che potesse essere un grosso polpo o un calamaro afferrai la prima cosa che trovai nei paraggi e, pregustando già il sapore di una grande frittura di calamaro, mi decisi a dargli battaglia.
Purtroppo trovai solo un grosso uncino ed un pezzo di legno con un un ferro uncinato sporgente, ma ormai ero deciso a portarlo ai miei bambini.
Mi avvicinai e vidi il grosso occhio sotto la banchina, chiamai un amico e mi feci bloccare le gambe, mi sporsi verso l'esterno e infilai con forza l'uncino nella mia preda cercando di sollevarla.
Solo in quel momento mi resi conto con cosa avevo a che fare, una specie di totano veramente enorme! L'amico che mi reggeva, spaventato dalle dimensioni del cefalopode e temendo di essere colpito dall'inchiostro che schizzava a fiotti, mollò la presa e si allontanò rischiando di farmi precipitare in mare. Fortunatamente il "Totano" si era ancorato con le enormi ventose alla banchina, per cui il suo peso non gravava più completamente sull'uncino. Ripresi l'equilibrio appoggiandomi alla piccola barca ormeggiata lasciando il lungo uncino nella mano sinistra e continuando a tirarlo. Afferrai quindi con la destra l'altro arnese che avevo recuperato e colpii con estrema violenza. Il ferro trapassò la carne della preda saldamente e ostinatamente adesa impattando con grande clangore sul bordo della banchina. I tentacoli che fino a quel momento erano allungati e protesi verso di me cominciarono ad indietreggiare, ma subito seguì un secondo colpo, violento quanto il primo, poi un altro che lo stremò, consentendomi di tirarlo su. Era proprio il più grande totano che avessi mai visto. Inevitabile il capannello dei curiosi che mi bersagliavano con le foto fatte con i telefonini, mentre lo sollevavo, mentre lo pesavamo, 15 Kg! una frittura incredibile o meglio ripieno?
Però è troppo strano questo totano con delle punte acuminate in tutte le ventose, pensavamo. Perciò per paura che non fosse commestibile abbiamo contattato dei biologi marini dell'università di Napoli, che lo hanno definito "ommastrephes bartramii", un abitante degli abissi oltre i 1000m di profondità, uno dei quali è già custodito nell'università di Torre del Greco, ma di piccole dimensioni. Perciò niente più maxifrittura. Spero solo che possa rimanere qui a Gaeta per mostrarlo ai miei figli anche quando saranno più grandi e pertanto mi auguro che i nostri governanti possano finalmente dar vita ad un museo del mare nella nostra città.

Alessandro Agostini, Gaeta
 

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