TRAINA: il pesce Serra
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di Massimo Rotondaro
Traina: il pesce serra Il pesce serra, fa parte dell’ordine dei Perciformi, famiglia Pomatomidae ed è un famelico predatore. Sino ad alcuni anni fa non era facile incontrarlo, pur essendo presente in tutti i mari d’Italia. Raramente sia le reti che le traine riuscivano a tradirlo: la sua possente dentatura riusciva sempre a portarlo in salvo dalle insidie. La maggior conoscenza delle tecniche di traina hanno cominciato ad avere la meglio su questo pesce pelagico e molto diffuso nell’Atlantico occidentale, lungo le coste degli U.S.A.., le coste del Portogallo, le Isole Azzorre, nello stretto dei Dardanelli, lungo le coste del nord Africa e nel centro e sud d’Italia. La sua forma è a metà tra la ricciola e la spigola, avendo un corpo abbastanza allungato, sebbene la coda e ricordo, invece, la spigola. Ha un grande muso, e la bocca è caratterizzata da una dentatura sottile ma potente, che gli consente di tranciare in due la sua preda. E’ un predatore molto aggressivo che attacca quasi sempre per istinto e non per fame: chiunque capita nella sua zona ha poche speranza di farla franca. Clicca sulla foto per ingrandire Ha
abitudini gregarie e si sposta di frequente, tanto che è possibile
che in una determinata stagione in una zona di mare ve ne siano molti
e la stagione seguente nemmeno l’ombra. Naturalmente nella stagione
estiva, subito dopo il periodo degli accoppiamenti inizia ad
avvicinare alla riva. E’ un pesce che si può trovare in pochi metri
d’acqua come in mezzo al mare, su profondità di 50 metri ed oltre,
sebbene stazione quasi sempre in superficie. E’ un pesce che
avvicinandosi alla riva “infastidisce” anche altre specie, ad
esclusione la regina del mare, la ricciola, che al contrario teme per
la sua potenza e la sua mole. Spesso è capitato di vedere branchi di
lecce con i pesci serra, il che ci spinge a pensare che si tollerino
di buon grado. La dimensione media si aggira tra i tre ed i cinque
chili, ma sono state effettuate alcune catture di esemplari oltre i
dieci chili, in Sicilia. Nel mar di Marmara ci sono state addirittura
catture di pesci serra intorno ai 20 chili. La
tecnica Si pesca sia con artificiali (ma di notte) che con l’esca viva che risulta micidiale: se si traina, in particolar modo con l’aguglia, ed in zona ci sono i pesci serra, è necessario preparare una buona scorta di finali perché avremo ripetuti e violenti attacchi. Grande combattente, quando è allamato si difende a galla, potendolo quindi insidiare con attrezzature ultra light, diciamo 8/12 libbre. Naturalmente una canna lunga e potente aiuta nel combattimento e nelle repentine fughe e cambi di rotta. La lenza indicata può essere un buon 0,40 o 0,50, ma per il finale bisogna optare per il cavetto d’acciaio, per avere buone speranze. finale in acciaio Ho
avuto a volte due o tre allamate consecutive e sempre il pesce serra
è riuscito a tranciare l’esca a pochi millimetri dall’amo. Ma,
ricordo un paio di anni or sono, dopo l’ennesima esca tranciata, ho
innescato una aguglia con due ami, ed un terzo, molto piccolo, l’ ho
lasciato penzolante, nei pressi della coda, ed assicurato
all’aguglia con un po’ di filo elastico: il pesce ci ha lasciato
le…..squame. clicca sulla foto per ingrandire LE
ESCHE Aguglia
in primis, ma anche cefalotti, sgombri, sugarelli ed occhiate o
comunque un pesce vivo che possa attirare la sua famelicità. Il pesce
serra ha un apparato boccale medio grande e non avrà difficoltà ad
addentare pesci dell’ordine di 300 grammi. Anche le salpe, le boghe
o altri pesci più comuni possono fare al caso nostro, purchè vivi. INNESCO Innesco classico, come per la ricciola, con due ami, uno trainante più piccolo ed una ferrante più potente, ma sempre ad artiglio d’aquila e comunque del 4/0. clicca sulla foto per ingrandire Per
avere maggiori chances di cattura si possono usare tre ami, come ho
menzionato prima, ma naturalmente l’etica sportiva ce lo vieta. Si
innesca il pesce esca dall’alto verso il basso, con l’amo
trainante ed invece dall’alto verso il basso sotto pelle
all’altezza della pinna caudale. Personalmente il secondo amo lo
inserisco nell’ano verso la coda. Se non si toccano organi vitali il
pesce esca rimarrà ferito ma perfettamente vivo, ed inoltre il
secondo amo lo equilibrerà. Nel caso dell’ano sotto pelle, invece,
personalmente penso che il peso dell’amo faccia sbandare il pesce. DOWNRIGGER
O PIOMBO GUARDIANO? Sia una tecnica che l’altra vanno bene. Personalmente uso il downrigger in quanto riesco ad affondare due esche, una più a fondo ed una molto in alto, per avere così la possibilità di un doppio incontro: Ricciola più in profondità, leccia stella e pesce serra a mezza acqua. clicca sulla foto per ingrandire Velocità
basse, nell’ordine di un nodo e mezzo, massimo 2 nodi, che
consentano alle esche di nuotare e non di essere trascinate. Al
contrario della traina alla ricciola la frizione va lasciata lenta,
per consentire al pesce serra di addentare bene l’esca e di
ingoiarla. Una volta avvenuto ciò il pesce serra avrà solo la
possibilità di tagliare il finale, ma non il nostro in quanto avremo
ben pensato di usare un il cavetto metallico da 30 libbre. Il gioco è
fatto e non ci resta che combattere a galla il pesce serra che ci darà
filo da torcere sino a quando con decisione non l’avremo raffiato.
Attenti in barca, il gioco ancora non è fatto, i denti sono
micidiali. A
buon intenditor poche parole. Massimo
Rotondaro
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