Pesca a fondo: cefali al tocco
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di Massimo Rotondaro

Pesca a Fondo: cefali al tocco

Il cefalo, se dal punto di vista culinario non rappresenta sicuramente il massimo, dal punto di vista sportivo, invece, è un ottimo combattente che dà sicuramente filo da torcere al pescatore non esperto. Ha, per alcuni versi, dei consimili anche in acqua dolce, come il cavedano o la carpa. Il muggine o cefalo, della famiglia dei mugilidi, è reperibile in tutte le zone d’Italia, da nord a sud. E’ sempre nelle mire e nelle attenzioni di tutti gli specialisti i quali periodicamente trovano nuovi finali o nuove tecniche per insidiarlo. Direi quasi che la sua fama è indirettamente proporzionale al suo gusto, in fatto di culinaria. La tecnica che andrò ad esaminare è sicuramente tra le più divertenti e meno sofisticare tra quelle previste per la cattura del cefalo. 

 La pesca si effettua a stretto contatto con il fondo, quindi “rischieremo” anche di catturare altre specie. In maniera particolare gioca un ruolo importante il brumeggio in quanto questo pesce vive e si nutre sempre in branco, composto da numerosi individui.

La pasturazione.

Se effettuata in maniera costante e sapiente, sicuramente alla fine della giornata la bilancia ci darà enormi soddisfazioni. Non pubblicizzerò nessuna delle famose marche che producono pastura in quanto ritengo che alla base di tutto ci sono gli ingredienti. E se, con un po’ di pazienza ci si applica, il risultato può essere anche superiore a quello che si otterrebbe usando pasture “famose”. Con circa 6 etti di farina di formaggio, un chilo di sarde macinate, o con 6 etti di pane grattugiato, aggiungendo anche 6 etti di farina di riso o glutine di mais, il tutto ben mescolato, ecco pronta la nostra “bomba” per i cari amici cefalotti.

innesco.jpg (14718 byte) Un particolare dell'innesco (clicca sull'immagine per ingrandire)

Amalgamare bene il tutto bagnando gradatamente e si otterrà un impasto tenace tale da consentirci di realizzare palle di pastura che si disgregheranno man mano che scendono verso il fondo. Iniziamo, quindi, la pasturazione lanciando 4 o 5 palle di brumeggio grandi quanto un mandarino verso il luogo ove intendiamo pescare. Se decidiamo di usare per esca polpa si sardina, allora nel nostro miscuglio dovrà abbondare la sardina, mentre in caso di utilizzo di pane francese per esca, allora nella pastura dovrà abbondare il pane.  

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 La can na.

La canna dovrà avere una lunghezza variabile tra 5 e gli otto metri, meglio quindi un attrezzo lungo, ci favorirà nelle concitate fasi del recupero. Azione rigida di punta e un buon grado di robustezza e nerbo lungo il fusto. Avremo bisogno di canne con il vettino intercambiale e che possano gestire bene piombature da 2 a 30 grammi, e possibilmente in fibra di vetro per evitare rotture. Quindi canna telescopica con anelli guidafilo del tipo teleregolabile. Il mulinello basta anche di dimensioni medio piccole, caricato con un buon 0,18. 

La cassetta con gli accessori

La montatura.

I braccioli vanno montati a bandiera, con un diametro tra lo 0,10 e lo 0,16, quindi più sottile del trave. Dobbiamo ricordare, infatti, che il muggine è un pesce sospettosissimo e quindi, la percentuale di allamate è proporzionale alla trasparenza ed allo spessore del filo: più sottile, più invisibile, più allamate. Il bracciolo sarà lungo circa 10 centimetri. Gli ami vanno bene dal n°14 al n°16, a seconda della marca che preferite. 

innesco1.jpg (10492 byte) Clicca sulla foto per ingrandire

Questo tipo di pesca (al tocco) non è altro che una pesca a fondo, ma che si pratica nelle acque ferme delle banchine dei porti, dove il muggine cerca di alimentarsi cercando cibo vicino alle barche, op al cemento delle banchine. Anche le scogliere artificiali si addicono a questa pesca, dove però avremo l’accortezza di usare canne più lunghe, attorno ai 7 8 metri. Al contrario della pesca con il galleggiante avremo il vantaggio di non “incontrare” branchi di novellame che distruggerebbero le nostre esche danneggiando quindi tutto il buon lavoro fatto sino a quel momento. 

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L’abboccata.

Il cefalo mangia in maniera delicata, anzi succhia l’esca. Si ripercuote, quindi, una leggera abboccata sul sensibile cimino, quasi impercettibile quando mangia dal basso verso l’alto, sollevando quindi il puntale della canna senza darci alcun  segnale. 

Qui è necessaria una rapida ferrata e comincia quindi il combattimento. Pochi secondi ma sempre in agguato è la rottura del filo, visto che il muggine, una volta allamato si difenderà con tutte le forze. Necessario, soprattutto per pesci di oltre il chilo,  il guadino.

 

 

 

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