L’estate è ormai solo un
ricordo e le tiepide notti trascorse in riva al mare lasciano il
posto ai primi rigori autunnali, caratterizzati da piogge, vento e
mare mosso.
La nostra voglia di
pescare pero’ non è ancora completamente sazia e nonostante il
tempo, siamo ancora in tanti a consultare le previsioni meteo in
attesa del bel tempo previsto per il fine settimana.
Certo, perché sappiamo che
è proprio questa la stagione che puo’ regalare il colpaccio atteso
tutto l’anno.
Le mareggiate non mancano
e le scadute si alternano velocemente al ritorno della bassa
pressione, favorendo il rimescolamento del fondo marino ed
aumentando la frenesia alimentare dei pesci rimasti sottocosta per
via della temperatura dell’acqua ancora elevata.
Se tanto mi da tanto e se
il mare non è del tutto impraticabile, questa è la migliore
stagione per provare ad insidiare il sarago sotto riva.
il sarago
Questo pinnuto, infatti,
per la combattività che lo caratterizza e per la bontà delle sue
carni, rappresenta una delle prede favorite da tutti coloro che
frequentano le scogliere.
La prima cosa da ricercare
per tentare la pesca al sarago è uno spot caratterizzato dalla
presenza di rocce, buona corrente e mare mosso. E’ infatti
indispensabile cercare il sarago in mezzo alla schiuma, anche in
un palmo d’acqua, ma sempre e comunque là dove il mare sbatte
staccando dalle rocce piccoli invertebrati e molluschi di cui
questo pesce si nutre.
Il sarago si pesca sia a
fondo che a galleggiante, l’importante è utilizzare lunghi finali,
anche di 2 metri, in grado di lasciare la nostra esca libera di
muoversi in acqua nella maniera piu’ naturale possibile.
Non ricorriamo a fili
sottilissimi ma lasciamoci sempre un bel po’ di margine nel caso
che il combattimento porti la lenza a contatto con le rocce
taglienti.
E per esca…….?
Be’ il sarago è onnivoro,
praticamente mangia di tutto. Dalle alghe alla pastella, dalla
cozza alla sarda. Ma quello che si consiglia è la polpa di
gambero.
Il gambero, infatti, ha
alcune caratteristiche che lo differenziano dalle altre esche e lo
rendono micidiale.
1) Il colore bianco-rosa,
estremamente visibile anche in acque molto scure.
2)
Un profumo molto intenso.
3) E’ un’esca naturale che rientra già
nella dieta del nostro amico pinnuto.
4) Consente di fare dei bocconi di grandi
dimensioni e contemporaneamente morbidi.
5) Il costo contenuto
e la facile conservabilità.
Già, perché quando si
parla di gambero non ci si riferisce al gamberone fresco da 30 €
al Kg, ma del gamberetto sgusciato usato per preparare il coctail
di gamberi che tutti bene o male abbiamo già mangiato.
La
preparazione:
La preparazione di tale
esca è estremamente semplice e di sicuro successo, sopportando
anche lunghi lanci (nel raro caso ce ne fosse bisogno).
Acquistate presso
qualunque supermarket circa 1 Kg di gamberetti, quelli di 2-3 cm
(costo medio 8-12 € al Kg.), e scolateli dalla soluzione in cui
sono immersi. Prendetene 2-3 manciate e mettetele da parte, mentre
andrete ad utilizzare il resto della confezione come pastura.
Qualche ora prima di recarvi a pesca, infatti, tritate ben bene i
gamberetti con un coltello da cucina, aggiungete qualche manciata
di pastura e di bigattini e fate in modo da ottenere da un
composto omogeneo.
Il resto, le nostre
manciate di gamberetti, poneteli con cura in una ciotola,
versategli su il succo di 1 limone e 2-3 cucchiai di zucchero e
lasciateli riposare per 1, massimo 2 giorni in frigo senza
chiudere la confezione. La nostra esca è pronta.
Scolateli di nuovo e se
volete potete conservarli di nuovo in frigo per qualche altro
giorno.
La caratteristica di
questa esca, oltre alle qualità sopra descritte, è la grande
resistenza al lancio. Questa specie di “carpaccio”, infatti,
indurisce la polpa del gambero ma ne preserva immutate pressoché
tutte le qualità. Puo’ essere impiegata infatti sia per la pesca
con la bolognese che a fondo e trattata in questo modo non perde
il suo naturale aroma.
In acqua, inoltre, la sua
forma a falcetta le dona dei movimenti particolarmente adescanti.
La qualità che però è
particolarmente interessante per la pesca del nostro sparide
è che, essendo questa un’esca di buone dimensioni in rapporto alla
preda, e comunque discretamente morbida, consente di nascondere il
nostro amo completamente all’interno della stessa, evitando che si
vada ad incagliare negli scogli e garantendo comunque una buona
ferrata.
Insomma….provatela e
........tanti saraghi.
Alfredo Portanova e Massimo
Rotondaro |