Surfcasting: le canne da pesca
a cura di Piero Loprete Le canne da pesca Tipi di canne da pesca per il surf casting, ormai poche possiamo dire sono le canne in fenolico che potrete trovare in commercio anche in vetroresina, ma possiamo ormai dire senza ombra di smentita che le canne vengono per la maggior parte costruite in materiali pregiati, primo fra tutti il carbonio. Vi sono vari tipi di canne da pesca quelle ad azione parabolica ad esempio ancora usate da molti pescatori, queste sono ultrasensibili e flessibili, presentano una flessione dalla cima fino al manico, per poterle caricare, non occorre una naturale forza ed energia, e per ottenere dei risultati di lancio piegandosi eccessivamente rispetto alle altre non danno risposta immediata sulla canna e sembra addirittura che la potenza impressa si scarichi sul corpo. Decisamente da scartare, non sono adatte, quelle che noi prenderemo in considerazione e che riguardano la nostra disciplina sono soprattutto quelle con azione media , queste si flettono ma solo fino al manico, sono relativamente facili da usare, ci permetteranno qualche errore tecnico, l’azione estrema della punta ci farà inoltre percepire ogni piccola tocca essendo ormai testate anche per ottenere lanci con un range di potenza da 50 grammi a 130 grammi. Questo tipo di canna da pesca usata per lo più in pesca da neofiti non è del tutto da scartare poiché ci renderà la vita “facile” e soprattutto se la nostra è una pesca dedicata ai pesci grufolatori quali mormore, saraghi, e altri piccoli pesci può essere compresa nella nostra sacca, un consiglio però è utile tenerlo presente il range di potenza della canna non deve essere mai grande, cioè è meglio acquistare la canna con una indicazioni tipo 70-120 e non 30-120. Andiamo alle RIP le canne cioè ad azione ripartita o ripartizione di potenza, la stessa dicitura dimostra che siamo sui livelli alti sia tecnologici, sia sul materiale impiegato per la sua costruzione che va dal carbonio alto modulo intrecciato, il kevlar, ma anche titanio e altro. Non usando correttamente questo tipo di canna o non avendo una corretta tecnica di lancio e padronanza dell’attrezzo non si arriva lontano più di tanto e come avere la Ferrari e camminare solo in seconda o al massimo in terza, questo vuol dire che lo sfruttamento del fusto avviene per il 30-40 per cento della potenza strutturale della stessa. Divisa in 3 parti -parte 1 -questo tipo di canna ha la punta più flessibile ed in grado di sopportare angoli di trazione dei più elevati, il compito primario di questa parte è quello di trasmettere energia all’arco-parte2- il quale assorbe molta dell’energia che il lanciatore gli affida ed è qui che inizia il caricamento della struttura che con un lancio adeguato tipo ground o pendulum cast viene in seguito trasmesso alla parte bassa della canna ossia al manico vero e proprio. L’azione di leva espresso a sua volta dal manico viene gestito dalla nostra impugnatura, lo stesso produce velocità all’insieme, per cui possiamo affermare che impugnando lungo, avremo minore resistenza e viceversa, se preferiremo un’impugnatura corta, la resistenza sarà maggiore ma non potremo così caricare questa ripartita, per cui le distanze non arriveranno mai. Ma dobbiamo dire subito che la distanza da prendere in considerazione non è mai uguale per tutti, ma viene dalla misurazione sotto l’ascella al punto di attacco del mulinello, su questo progetto una nota casa giapponese sta per produrre nuove canne con possibilità di spostare il punto di attacco dello stesso mulinello, più su o più giù a seconda se un lanciatore ha il braccio 60 centimetri oppure 95. Questo anche dovuto al fatto che la chiusura del lancio deve essere abbastanza veloce e portare braccio e pugno sinistro al petto mentre il destro rimane disteso sul mulinello. Badando bene che sia una marca conosciuta e ormai da tempo sul mercato con una canna che sia intorno ai 4 metri 4.30, curata nell’aspetto e con potenza di almeno 70-130, anellatura, importante considerare il doppio ponte trattato anticorrosione e anelli in sic o pietra dura, possiamo a grandi linee considerare la cosa come un buon affare. All’atto dell’acquisto non facciamoci prendere dal fascino della colorazione, la canna che si trova sul banco del negoziante “di fiducia” bella colorata di buon prezzo, acquistata, alle prime uscite suscita soddisfazione ma poi pian piano le delusioni cocenti perché la gara con le onde si dimostra impari. A questo punto si aprono in noi molti dubbi che possono essere: siamo adatti all’attrezzo? Se si, perché non raggiungiamo risultati? Siamo preparati per l’utilizzo dello stesso? Se si come possiamo intervenire? Le risposte in breve saranno: la canna è troppo corta o troppo lunga per noi, non conosciamo che il lancio sopra la testa e forziamo molto, non sappiamo eseguire un buon ground cast, migliorandoci nella tecnica, e mai comprare una rip superpotente da 150-200 grammi , soprattutto se siamo ai primi passi, poiché quella canna noi non la piegheremo mai, e non ci darà le soddisfazioni che ci aspettiamo. Concludendo la canna è l’attrezzo che più di altri, o insieme, deve essere scelto con oculatezza e senza risparmio poiché acquistando un attrezzo oggi pagato una cifra sapremo che questo non ci darà problemi per tanto più tempo di una cannetta da quattro soldi, che oggi ci ha fatto risparmiare tanto, ma tra pochi mesi dovremo appenderla al chiodo. Catanzaro, 3 maggio 2005 |
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