Finali da tonni: quali?
A volte, trovandosi in pesca a drifting, con
una pasturazione perfetta, condizioni meteo incredibili, tonni
sotto la barca, ecco che all'improvviso parte la canna della barca
vicino a noi.
Ebbene sono molti i quesiti senza risposta
che ci assillano. In particolare l'equipaggio si domanda perchè
quel pesce non ha abboccato all'esca sapientemente innescata,
passandogli a pochi centimetri e scartandola? |
La risposta sta sicuramente nell'uso del
terminale adatto e di conseguenza dell'amo giusto. Mi è capitato
di sovente di visionare video di pesca al tonno e sempre ho potuto
constatare la grandezza dell'amo: almeno un 9/0, con un filo di
grosso spessore. Ebbene, almeno nei mari d'Italia la
situazione è completamente diversa: i tonni sono più smaliziati ed
hanno bisogno di filo sottile (relativamente) ed ami piccoli. Ecco
che ultimamente, quasi tutti, almeno nella mia zona (sud Italia)
pescano con ami 6/0, del tipo che una volta si usavano per la
traina alla ricciola e fili nell'ordine del 100 o 125 di diametro.
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E la taglia media dei pesci, nonostante sia
ridotta rispetto al passato, è sempre intorno agli 80 chili, con
punte di 100 e pochi intorno ai 150. |
Iniziamo una carrellata di finali che ho già
utilizzato e con successo. |
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Necessario un porta terminali
a busta per averli sempre ordinati e ben divisi per libbraggio.
Clicca sulle foto per ingradirle. |
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Finale di 2,50 mt, in flurocarbon Duel diametro
100, amo n°7/0 Gamakatsu. Questo finale si è dimostrato
infallibile alla profondità di 30 metri con mare increspato.
Il fatto di essere doppiato
non ha creato nessun problema al pesce. Unica difficoltà la
rigidità del Duel.
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Finale
di 2,20 mt, asso invisibile 125 libbre, amo semi circle Hook, con
redancia in acciaio, notare il particolare del nodo: è il nodo del
tubicino, dipinto con smalto nero, per renderlo comunque meno
visibile e più vicino al colore dell'amo. |
Finale JinKay, colore grigio, lunghezza mt.2,50,
amo Gorilla 6/0, redancia in acciaio, nodo utilizzato: del
tubicino; libbre 175. Questo finale risulta micidiale, addirittura
superiore al Flurocarbon, con cielo velato.
Soprattutto quando il colore del mare volge
all'azzurro/grigio, questa tonalità di colore risulta
imbattibile, sia ad alta che a bassa profondità. Sui 20 metri è
imbattibile. Si consiglia soprattutto nel periodo dai primi di
agosto in poi. E' molto morbido e costa infinitamente di meno del
fluorocarbon.
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Si tratta di un Fluorocarbon 125 lb. con amo
7/0. La tenuta dell'amo è discreta anche se si sono avute numerose
slamate. Il sistema di collegamento all'amo è il seguente: nodo
del tubicino che passa in un accessorio (molletta rivestita) e che
evita che il finale stringa molto sull'anello dell'amo. Anche qui
viene usata la redancia in acciaio. Risponde benissimo in
qualsiasi situazione. |
La
redancia in acciaio ha bisogno, prima di essere stretta al nodo,
di essere foderata: in particolare, una volta assemblato il nodo
del tubicino, prima di serrare si effettuano alcuni giri intorno
al nylon, tra il nodo e la redancia, con del filo dentale. Si
viene a creare un piccolo cuscinetto di circa 3 millimetri ed una
volta stretto, si bagna e si stringe il nodo, che va a
posizionarsi a ridosso di questo cuscinetto di filo. La tenuta è
garantita al 100%. |
Terminando
la serie di terminali esaminiamo il famoso "Nero di Betulla".
Questo in particolare è un finale di 250 lb. resistentissimo e
molto particolare. Molti anni orsono, soprattutto in adriatico e
per via delle acque non proprio limpide si usava questo materiale.
I primi assemblaggi furono effettuati usando i fermi in ottone o
in acciaio e le dovute pinze. Personalmente anche qui ho
utilizzato il nodo del tubicino che però è di difficile
realizzazione a causa della durezza del filo. Inoltre qui è stato
utilizzato un circle hook di qualche anno fa che non ha l'anello
di serie. E' stato quindi, inserito un anellino in acciaio tra
l'amo e la redancia.La resistenza di questo finale si addice per
bestioni di peso ben oltre i 300 chili, ma la sua visibilità è
estrema. Si utilizza solo in acque molto profonde e sporche.
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In conclusione, comunque, le situazioni di
pesca sono molteplici e diverse. Il pescatore più bravo a volte è
quello che meglio riesce a capire la situazione del momento:
verificare costantemente se l'esca è nella scia della pastura, se
la pastura avviene in maniera costante, che non sia troppo scarsa
nè troppo abbondante, che il diametro del finale sia proporzionato
alla limpidezza dell'acqua. In queste poche valutazioni è nascosto
il segreto o l'insuccesso della nostra battuta di pesca al tonno
gigante, una tecnica appassionante e altamente carica di una
stressante ma anche piacevole attesa in vista del magico trillo
del cicalino. Massimo
Rotondaro
Soverato, li 10
aprile 2002
Gli ami per il drifting |
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