La
Lampuga
appartiene
alla famiglia dei Corifenidi, che conta una sola specie,
appunto la lampuga. In passato, vista la grande differenza
morfologica tra adulti e giovani, si era
Pensato
ve ne fossero tre specie. Oggi si è appurato, quindi,
che l'unico esemplare della famiglia dei cofenidi
nel mediterraneo è la "Coryphaena hippurus. Nei
mari tropicali si crede vi sia un'altra specie,
la Coryphaena
equiselis,
molto simile ma leggermente più piccola.
Grande differenza tra il maschio adulto e la femmina
sta nella forma della testa, come si vede dalla foto.
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Il
muso
varia
a seconda dell'età e del sesso del pesce. Nei giovani
il profilo è abbastanza arrotondato, mentre quello dei maschi
adulti è ripidissimo, praticamente verticale.
La
pinna dorsale
è
una sola, unica, molto alta e allungata, parte da dietro
la testa e termina poco prima della coda. La pelle è ricoperta
di squame che sono piccolissime e aderenti, ed al
tatto sembra non esistano.
Gli
occhi risultano
essere piccoli e rotondi.
La
bocca
è
di media grandezza, obliqua, e con la mandibola
prominente.
Le
pinne pettorali
sono piccolissime e falciformi.
La
pinna anale
è
allungata e misura quasi la metà della pinna
dorsale.
La
coda è
lunga, biforcuta e profondamente incisa.
Il
corpo è
compresso e allungato.
La
colorazione,
è la cosa che maggiormente affascina:
varia
dal blu all'azzurro, dal verde
intensissimo al giallo, con riflessi
dorati. Perde la colorazione subito
dopo la cattura, sbiadendosi
nel
grigio più cupo.
La
massima
misura
che
la lampuga può raggiungere
è di circa due metri e può superare
i 25 chili.
Le
origini.
E'
un pesce originario delle
zone tropicali e sicuramente
d'alto mare.
Nei
mari tropicali, dove le
acque sono molto calde,
la media delle catture
si aggira tra i 5 ed i
25 chili ad esemplare.
Nei nostri mari, invece,
il peso medio delle
catture varia da 3, 4
etti ai cinque chilogrammi.
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E' un pesce che vive raggruppato
in branchi e lontano dalla costa.
E'
di carattere molto aggressivo
e aggredisce qualsiasi tipo
di pesce si trovi a galla o
a mezz'acqua: sardine, sgombri,
acciughe, ecc. Ama
molto l'ombra: se in alto
mare, infatti, si incontra
un tronco,
o
qualcosa che possa crearla,
state pur certi che sotto
ci saranno le lampughe.
Nel
meridione d'Italia,
i
pescatori professionisti
ancorano sul fondale una
lunga cima con un pagliolato
composto da canne, dette
"le cannizze"
che servono per attirare
le lampughe
o "capuni".
La sua cattura è altamente
sportiva, con fughe velocissime.
in fase di recupero, a
volte, supera, in direzione
della poppa, persino l'imbarcazione.
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Le
sue carni
sono apprezzate, anche se personalmente le trovo un pò "asciutte".
La
traina.
E'
sicuramente uno dei pesci da traina per eccellenza. Al contrario
dei tonnetti e delle palamite, raramente si manifesta. E quando
arriva l' allamata è sempre una sorpresa. Quando si ferra, soprattutto
se con attrezzature leggere, il pesce inizia una fuga che è fatta
di salti, con un carosello di giravolte, esce dall'acqua, si ribalta,
schizza e abbaglia con i suoi stupendi colori, una emozione che pochi
altri pesci regalano. Per farla abboccare bisogna trainare a velocità
prossima ai sei nodi, con teste piumate colorate, octopus, jet o piccoli
Kona. Anche i minnow fanno un buon lavoro, ma con paletta metallica
e sino a 10 cm. Conviene sempre pescare con più canne possibili, maggiori
saranno le possibilità di incontro. Il libraggio consigliato
per i nostri mari va dalle 2 alle 12 libbre ed il divertimento è assicurato.
Le
tecniche marinare
(quelle che non si dovrebbero raccontare)
Le
tecniche che espongo sono il frutto di anni di esperienza e di
conoscenza del mondo dei marinai: difficile perchè mai ti insegnano
qualcosa o si confidano.
Sono
quasi l'opposto di quanto descritto prima a proposito della
traina.
Si
inizia a trainare, nei pressi delle " cannizze"
o di oggetti galleggianti a velocità bassissima, diciamo intorno
ai due nodi. L'innesco sarà composto da strisciolina di
calamaro o ancora meglio di seppia, con due ami molto vicini
tra di loro.
Micidiale
è la sardellina, innescata su un amo e dall'occhio.
Bisogna
tenere pronti un gran numero di terminali, diciamo una
quindicina.
Appena
si ha la prima allamata, si recupera filo e si lascia
la lampuga a tre o
quattro
metri dalla poppa. Si blocca il filo o la canna con
il pesce allamato e qui inizia il divertimento:
si calano in mare gli altri terminali e vi assicuro
che le catture saranno multiple e garantite. Subito
in acqua la sardellina, vicino alla lampuga che si
sta trainando, e le "compagne" non esiteranno
a correre dietro alle nostre esche. Questa "giostra"
di catture durerà qualche minuto, ma le catture saranno
assicurate.
I
luoghi di maggior incontro, in Italia sono:
In Puglia,
tra Bari e Capo Otranto, attorno alle isole TREMITI,
tra Brindisi ed Otranto da 2 a oltre 10 miglia
si pesca la lampuga a traina veloce. Attenzione,
potreste
incontrare anche le alalunghe , e, nei pressi
di
Pescara,
al
traverso del CONERO. Tra Giulianova e Ortona,
in Abbruzzo e Molise, da 5 a 20 miglia, l'incontro
è possibile. Nelle Marche, invece, ci hanno
segnalato la zona tra Porto Recanati e Porto
San Giorgio. Tra
Porto
Recanati e Giulianova si
possono effettuare discrete catture mentre
al largo di San
Benedetto del Tronto,
sulle 10/15 miglia, in direzione della "fossa"
si sono viste le lampughe (negli anni scorsi).
In
Liguria,
a
uno o due miglia dalla costa di Savona,
pesci medio piccoli. In Sardegna,
al largo dell'isola di Tavolara, intorno
alle "lampugare" o "cannizze"
numerose
catture. In Toscana,
con la traina veloce, la zona fra
Cecina e Livorno. Nel Lazio,
secondo quanto ci hanno segnalato,
la miglior zona è il golfo di Gaeta,
fuori da Monte Orlando, mentre in
Campania
al
largo di Miseno, da 1 a 3 miglia.
In Calabria,
vicino
la costa a Sibari (CS) o a Roccella
Jonica (RC)
sino a 20 miglia, nei pressi delle
numerosissime "cannizze"
sistemate dai pescherecci siciliani
che trascorrono i mesi di agosto,
settembre e ottobre in quella pescosa
zona. Sempre in Calabria,
a Soverato, si pescano addirittura
dalla riva. In Sicilia,
tutto lo stretto di Messina è area
buona.
Massimo
Rotondaro
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